Una volta mentre guardavo un documentario alpinistico, mi commossi. Mio figlio, sebbene avvezzo alla commozione nonostante la sua giovane età, mi guardò e mi chiese “Papà ma perché piangi”?
Un padre deve sempre fornire delle risposte e lo sforzo di tradurre quel sentimento in parole non fu facile e nemmeno convincente.
Avviene tutte le volte che mi si chiede di parlare di montagna.
Il mio rapporto con la montagna è complicato. In un certo senso vivo la mia vita, sebbene bellissima, avvincente ed in alcuni casi invidiabile, come un esule. Ciò che svolgo, almeno per ora, mi porta lontano dalla terra che vorrei abitare e questo lascia sempre in bocca un senso di incompiuto e forse anche di tradimento.
Quella montagna che non vivo più come vorrei è comunque presente quotidianamente nella mia vita, credo infatti che non sia difficile scorgere la sua maieutica nel mio temperamento e nelle cose che faccio.
Allora, in virtù di questa difficolta che vivo nel parlare di “cose di montagna”, preferisco affidare alle parole di Manuel Scorza Torres il mio pensiero sull’importanza umana della spedizione in Invernale di Simone Moro al Manaslu 2021.
Basta che un uomo solo sogni perché un’intera stirpe profumi di farfalle.
Chiudere il 2020 con un spedizione alpinisitica, con uno slancio di umanità è qualcosa di importante, è un gesto forte di ottimismo e fiducia nel domani.
La spedizione si Simone inizia oggi con un volo che da Malpensa lo porterà a Katmandu, sbrigati documenti e permessi si inizierà a puntare il naso all’insù.
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