Diversamente da quanto era nei piani e avevo annunciato ieri di arrivare a Campo 2, per onorare Sergi Mingote abbiamo optato per uno stop, e oggi siamo tutti insieme a campo base.
Alla fine non c’erano neanche condizioni meteo favorevoli.
Di nuovo mi congratulo con il team nepalese in modo sincero. Ed espongo il mio punto di vista, in funzione di ciò che ho letto e basandomi sul fatto che le invernali in alta quota le ho fatte e le faccio da quasi 30 anni. Non a caso scrivo mentre sono impegnato nell’invernale al Manaslu e non dal divano.
Nessuno stile uccide un alpinismo diverso. Si può sempre evolvere e c’è sempre spazio per stili ed etiche migliori.
L’alpinismo rimane vivo finché c’è chi lo vuole far evolvere e chi ora non apprezza lo stile di questa invernale potrebbero essere i potenziali innovatori se, lasciando la tastiera del computer, si metteranno in gioco e realizzeranno l’alpinismo e le salite che vogliono e gridano di amare.
Il K2 in inverno è stato salito e ora forza! avanti chi pensa, vuole e sa di poter fare meglio, sia il K2 che gli altri ottomila sono lì che li aspettano.
I polacchi hanno aperto le invernali negli anni ’80, io le ho riaperte nel 2005 sopravvivendo alla tragedia con Boukreev e Sobolev alll’Annapurna nel 1997, le ho portate avanti da allora fino a oggi, con compagni diversi, influenzando e motivando forse molti altri alpinisti.
Oggi gli Sherpa hanno giustamente ricevuto un meritato posto nella storia visto che da decenni hanno aiutato centinaia e migliaia di alpinisti e le loro salite. Ora, per chi lo vorrà, può iniziare la fase dell’evoluzione stilistica ed etica delle invernali sugli 8000, la fase delle difficoltà tecniche in altissima quota.
Ricordiamoci bene che oggi si applaude la salita dei Nepalesi e si piange la tragedia di Mingote, per il quale ho provato l’impossibile per recuperare un elicottero in tempo zero che lo potesse salvare dopo che Tamara e compagni lo avevano raccolto e assistito dopo la tragica caduta..
L’alpinismo, qualunque esso sia, non è mai una passeggiata e la Montagna deve rimanere un’oasi di libertà e rispetto per e su tutto e tutti.
– Simone Moro
Photo © Abiral Rai