Autostima: Potrebbe fare di più ma non si impegna. Il fallimento dei docenti
Autostima

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Potrebbe fare di più ma non si impegna… Se anche la tua autostima è stata condizionata da questa frase, se anche tu come me l’hai avuta compagna per buona parte della tua adolescenza, stai leggendo l’articolo che ti permetterà di vendicarti di questo mantra, o meglio, di questa ossessione. 

In questo articolo infatti parliamo di autostima, e di come input negativi, direi in alcuni casi ossessivi, hanno minato la tua opinione di te tanto da pregiudicare buona parte degli obiettivi che ti eri prefissato.

 

In questo articolo: 

 

  • SCOPRIRAI Un nuovo modo di concepire il concetto di autostima.
  • SCOPRIRAI 4 passaggi che ti faranno scoprire come accoglierti.
  • SCOPRIRAI le domande che devi porti per capire in quali momenti viene minata la tua autostima.

 

– Un nuovo modo di concepire il concetto di autostima.

La parola autostima è composta da due parti: auto – stima. 

Auto nella misura in cui la compiamo autonomamente, senza l’influsso di componenti esterne (teoricamente), stima che rappresenta e la qualità della misura che applichiamo a noi stessi.

In altre parole l’autostima non è il nostro valore ma la modalità con cui lo misuriamo. L’autostima è una valutazione personale ed empirica che diamo a noi stessi e, questa stima è sempre e comunque falsata a prescindere che si abbia una stima alta o bassa della nostra reputazione.

Ma perché questa stima è falsata? Perché non ha una unità di misura che possa essere rappresentata nella realtà, nella concretezza.

Ipoteticamente gli eventi della vita e non cambiano in funzione della nostra autostima.Ciò che cambia è la nostra percezione degli esiti che scaturiscono da tali eventi.

L’autostima incide su come noi valutiamo gli esiti di questi eventi. Se ho una bassa stima di me leggo gli eventi in un modo se ho un’altra stima di me li leggo in un altro. L’autostima non è altro quindi che un’espressione di un’opinione personale su noi stessi.

Se pensi di avere una bassa autostima non vuol dire che vali poco ma che pensi di valere poco, come se pensi di avere una stima alta di te non vuol dire che vali molto ma che pensi di valere molto. 

L’autostima è un giudizio, il tuo valore è la realtà. 

Come la realtà non cambia se non la comprendi così il tuo valore non cambia se non lo percepisci.

A questo punto potrebbe venirti naturale chiedermi: “va bene Enzo ma allora quale è il mio valore”? E qui viene il bello. Posso dirti senza nessuna ombra di smentita che il tuo valore attuale è 10 decimi. 

Ti prego continua a leggere, non pensare che sono un cialtrone… 

Tu vali 10 decimi, e posso dirlo anche senza conoscerti, perché il tuo valore è espresso dal tuo potenziale.

Lasciami fare un esempio che ti chiarirà questo concetto.

Supponiamo che ci sia una casa che vale 300.000 €, il valore è tale anche se nel momento dell’acquisto la casa necessita di lavori. Il valore della casa è un valore potenziale, vale a dire che è il valore espresso pensando a quando quella casa sarà messa a posto. 

Il tuo valore è di 10 decimi anche se non hai ancora espresso quel potenziale. È l’opportunità che hai di poterlo esprimere che ti consegna un valore così alto.

In altre parole quello che ti sto dicendo è che il tuo valore è espresso e realizzabile solo in un’ottica di futuro, non di passato, addirittura nemmeno di presente. 

Perciò non confondere risultato con capacità.

Aver ottenuto una serie di risultati negativi non vuol dire che tu sei quei risultati, puoi comunque ancora avere risultati positivi. In sostanza non confondere un risultato negativo che hai ottenuto con la tua capacità di poterne ottenere nuovi positivi.

La tua autostima dipende da questo, dalla capacità di capire quanto vali nonostante le tue azioni, i tuoi comportamenti espressi in passato. Se comprendi quanto vali il giudizio di te stesso comincerà a crescere, perché ti renderai conto di quanto puoi ancora fare. Se non ti accorgi del tuo valore continuerai a considerarti di scarso valore, di conseguenza andrai avanti a svolgere una vita coerente con questo, non facendo altro che aumentare la tua bassa autostima. 

Cosa fare quindi: agire, ora! 

Per mettere a frutto il valore della casa devi per forza passare attraverso lo sforzo di iniziare a mettere ordine, devi iniziare a ritinteggiare quella casa. Solo così la casa potrà raggiungere lo splendore che merita ed il proprietario incassare il denaro che scaturisce dalla vendita.

Cosa fare quindi? Centrarsi quindi su se stessi. Ascoltarsi.

Quando avviene qualcosa non concentrarti su quello che sta avvenendo ma sulle emozioni che provi.

Osserva gli impulsi che hai. Osserva quell’impulso senza fare nulla. Non pensare a cosa quell’impulso ti provoca ma perché lo senti.

Quando ti concentri su te stesso inizi anche ad indagare la qualità degli impulsi che provi e quindi anche ad indagare come vorresti sentirti senza accettare quello che hai solo per paura.

Chiediti come vuoi sentirti accolto e cerca di accoglierti come vorresti, vedrai che anche gli altri inizieranno a vederti con occhi nuovi, a percepirti come una persona più forte.

D’altronde l’unica persona che starà veramente con te per tutta la vita sei tu. 

Come fare? Ecco la soluzione.

 

 

– 4 passaggi che ti faranno scoprire come accoglierti.

  1. Fermati. Prendi 10 minuti di tempo per stare con te stesso (li devi avere altrimenti non hai una vita) ed entra in contatto con te stesso. Come? Chiedi il permesso a quella parte di te che ha paura di poter parlare con lei.
  2. Quando riesci a parlare con lei decidete di fare qualcosa insieme che aiuti a stare bene entrambe… qualcosa di piccolo, partite dalle piccole cose. È come iniziare a conoscere qualcuno, fallo gradualmente.
  3. Quando sei entrati più in confidenza fatevi un’opinione comune su un argomento, di qualsiasi genere, non deve essere un opinione sui massimi sistemi della vita… anche qui cose semplici, piccole ma che scoprirete preziose. Scrivete il diario di una settimana insieme 
  4. Affrontate insieme un percorso che pensiate possa essere utile per entrambe, che possa farvi sentire bene. Investite su voi stesse.

D’altronde volete entrambe la stessa cosa, il meglio per voi, solo che finora lo avete fatto in maniera diversa.

Vorrei adesso indagare con te quali sono gli input che ricevi quotidianamente e che tendono a farti considerare al ribasso la stima che hai di te stesso. 

Vorrei farlo chiedendoti di rispondere alle domande che troverai di seguito seguendo man mano le indicazioni che ti darò. Gioca a fare l’investigatore, acquisisci prove e testimonianze che possano confermare o smentire la percezione della tua stima personale.

 

– Ecco le domande che devi porti per capire in quali momenti viene minata la tua autostima, 

  • Quale critica ti fanno più spesso? Quella che ti si appiccica di più addosso?
  • Che prove hanno queste persone che ti criticano?
  • Fai un elenco delle prove che confermano questa critica, dal tuo punto di vista e dal punto di vista delle persone che ti muovono la critica.
  • Quale dei tuoi comportamenti conferma a te stesso questa critica? 
  • Quali prove hai per smentire questa critica e le persone che te la muovono? 
  • Quali dei tuoi comportamenti smentisce questa critica? 
  • Chi è che ti muove questa critica? 
  • Sono persone coinvolte con te personalmente? 
  • Riescono a fare una valutazione oggettiva non guidati da sentimenti o preoccupazioni per te nel futuro? 
  • Che consiglio darebbero ad una persona con la quale non sono coinvolti direttamente?

 

Ma torniamo alla domanda iniziale che è anche il titolo di questo articolo: potrebbe fare di più ma non si impegna. 

Per lungo tempo questa critica è stata fonte per me di domande e di frustrazione. 

Soltanto con l’età adulta sono stato in grado di maturare una consapevolezza riguardo ad essa.

Guardando la mia storia posso certo riconoscermi che magari non ho brillato in ingegno e scienza ma sicuramente posso, anzi devo, riconoscermi di essere stato uno che nella vita si è impegnato e lo ha fatto veramente tanto e lo ha fatto bene. 

Posso accettare come uomo di mettere in discussione i miei risultati, non posso accettare di mettere in discussione il mio impegno. Me lo conferma la mia storia, me lo conferma la mera cronaca di una vita. 

Ma allora perché quando ero adolescente mi veniva mossa questa critica?

Oggi con uno sforzo di immaginazione voglio rispondere a quegli insegnanti (fortunatamente non tutti), che consegnavano sbrigativamente ad una forma di pigrizia chiedendo loro: ma su cosa pretendevate che io mi impegnassi a prescindere?

Su quale campo volevate che io scendessi a compiere una battaglia che non riconoscevo mia? Eravate sicuri di chiedermi di impegnarmi su qualcosa che veramente mi appartenesse? 

Perché (ancora oggi) se mi chiedete, o se vi aspettate da me un impegno retorico, prescindendo da una ispirazione o da una motivazione, non posso profonderlo. Nessuno può profonderlo. 

È per questo che in tanti, in molti, ed a questo punto mi sento di dire in troppi, si rispecchiano in questa frase. 

Se questa frase ha accompagnato troppi adolescenti come me, il fallimento non è il mio. 

Ha fallito chi pretendeva che io mi impegnassi supinamente su qualsiasi cosa mi venisse presentata davanti. 

Ha fallito chi pretendeva di omologarmi a qualsiasi desiderio o a qualsiasi ambizione. 

Ha fallito, ahimè ancora una volta, un sistema scolastico che si è occupato esclusivamente di (tra)passarmi nozioni utili al fine di trovare un lavoro. 

Ha fallito quel sistema che ha sempre trovato nel trasformarmi in una statistica il suo obiettivo primario. 

Ha fallito chiunque pensa che un impegno possa essere supino, indotto, dottrinato, tecnicizzato o addirittura pedagogizzato.

Avreste potuto fare di più, ma non vi siete impegnati, ed io come molti altri abbiamo dovuto fare da soli.

Kalipè

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