Dicembre, accumulo da rilasciare
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Siamo entrati nell’ultimo mese dell’anno. 
Dicembre che è somma di un altro anno che continua a metterci alla prova. Dicembre che è accumulo da rilasciare. 

Rivedere, ripensare, riprogettare: dicembre è la terra di mezzo, è migrante sul confine che già fiuta un futuro migliore. O almeno così dovrebbe essere. 

Capita però che si rischi di affrontare questo mese portandoci addosso le ansie e le paure dell’anno che sta per finire. E se non combinerò nulla? Se non andrà come ho progettato? Cosa farò se fallirò, di nuovo? 

La prospettiva di un miglioramento, di un cambiamento, porta un turbine di energia che va canalizzata. Non possiamo rovinare i momenti di passaggio, i momenti che aprono a nuove possibilità per paura di fallire, per paura di cambiare, per paura di vivere davvero. 

Eppure capita a tutti noi. 

Ci posizioniamo in queste situazioni in atteggiamento negativo, concentrandoci sul problema, accanendoci e arricciandoci su di esso sempre di più. È quella che Livia Candiani chiama ‘vista concentrata’. 

In un suo libro, racconta di come un giorno volendo andare a nuotare a largo di una baia, dei pescatori che erano lì l’avvisarono di non fare il bagno perché in mare c’erano molte meduse. Lei non diede loro retta, e con la sua mascherina si tuffò tenendo lo sguardo attento verso l’abisso. I soliti cialtroni, pensò. Poco dopo, naturalmente, diverse meduse si avvicinarono: non dall’abisso ma di lato, procurandole diversi giorni di dolore e prurito. 

Non possiamo pensare di raggiungere i nostri obiettivi concentrando la vista sui nostri problemi, testardi e sordi agli stimoli esterni che ci salvano: quelli che ci sembrano ragionamenti innocui per trovare soluzioni, spesso si rivelano profondissimi abissi che non ci permettono di percepire il vero pericolo, né tantomeno dove trovare aiuto. 

Ma c’è di più, se il nostro sguardo è sempre fisso lì, dove non serve, dove fa male, oltre al pericolo rischiamo di non percepire nemmeno il bello che ci circonda. 

È necessario quindi sviluppare una visione periferica, che non vuol dire non rimanere centrati, non rimanere a fuoco sui nostri obiettivi, al contrario: significa diventare noi stessi quella medusa, capace di muoversi liberamente e di guardare non sempre oltre, più in là, più a fondo, alla ricerca di qualcosa che ci inganna, ma di lato, vicino, dove basta allungare un po’ la mano per sentire ciò che conta davvero. 

E tu, come ti prepari ad affrontare questo anno che giunge a termine?

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