Il termine procrastinare ha trovato ampio spazio nel vocabolario, ormai comune, solo in tempi recenti. Tempi in cui corriamo costantemente da una parte all’altra, in cui mille impegni riempiono le nostre giornate che cerchiamo di riempire ancora di più schiacciandoci dentro ancora qualcosa, fino al limite—a volte oltre—come vestiti invernali da riporre nell’armadio a primavera. Tempi in cui il Tempo è prezioso, ma più lo diventa… meno ce ne accorgiamo. Già, perché tutto questo comprimere, incastrare e accatastare momenti non significa usare il tempo a nostro favore. Anche quando il nostro corpo riposa, fatichiamo a fermare allo stesso tempo anche il movimento della nostra mente. Ed ecco che puntuali arrivano pensieri e paranoie. O al contrario: perdiamo la percezione delle priorità, e quando dovremmo essere presenti, attivi e pronti, perdiamo tempo in cose futili, spesso senza consapevolezza di ciò che facciamo, spesso infastidendoci e lamentandoci ma senza poi portare a termine nulla. Procrastiniamo: differiamo, rinviamo, rimandiamo, spesso a un beckettiano tempo che mai arriva.
Eppure ci viene ricordato sempre fin da piccoli ‘Non rimandare a domani quello che puoi fare oggi, ‘Il mattino ha l’oro in bocca’, ‘Prima il dovere e poi il piacere’, ’Carpe diem’… La cultura popolare è satura di proverbi e moniti contro la procrastinazione. Allora perché continuiamo a non fare, a dilatare l’azione, a non scegliere?
Innanzitutto la procrastinazione si radica in due tipi di azione: la più fastidiosa, quella che definisco la categoria dei ‘dovrei’, ovvero il desiderio di evitare o ritardare il più possibile il faccia a faccia con un problema o con qualcosa che non ci va di fare(che può essere parlare con un’amica dopo una discussione, pagare una bolletta, fare una chiamata che ci mette agitazione…). E così rimandiamo, sperando che tutto si risolva da sé. Così facendo affatichiamo il nostro corpo di ansia e non gli permettiamo di rilassarsi mai davvero. Dovrei… Ma aspetto fino all’ultimo, finché non sento il senso di urgenza che mi richiama all’azione immediata.
Il secondo tipo di azione è legato ai nostri obiettivi, alla categoria del ‘vorrei’. Quante volte con uno stimolo minimo ti rendi conto che vorresti fare qualcosa? Quante volte usi questo desiderio, questo ‘quanto vorrei…’? Ma soprattutto: ti sei mai chiesta cosa vuoi davvero?
Tanti di questi desideri si fondano su semplici riflessi del nostro essere all’esterno, e sono dati da una scarsa focalizzazione su noi stessi, da un desiderio effimero, non reale. Per questo delineare il nostro obiettivo principale è così importante: ci dà una direzione, ci aiuta a focalizzare tempo ed energie per ciò che realmente è importante per noi. È frustrante e improduttivo osservare il percorso degli altri: ogni percorso di crescita è, per l’appunto, personale, e in questo percorso, ognuno è in una fase diversa. Se abbiamo piena coscienza di quanto vogliamo raggiungere il nostro obiettivo e se abbiamo delineato chiaramente come arrivarci la procrastinazione non farà più parte del nostro agire perché avremo innescato un meccanismo di visualizzazione positiva che ci permetterà di imparare a scandire i tempi di lavoro e recupero adatti a noi.
Forse stai procrastinando perché il tuo obiettivo non rispecchia realmente quello che vuoi. Va bene, ma riaggiusta il tiro.
La felicità è faticosa: ci richiede lavoro, sacrificio, programmazione. Non vuol dire che non ci siano momenti di gioia nel cammino, e non vuol dire che dobbiamo sempre aspettare ‘il momento giusto’. Vuol dire far spazio a un terzo tipo di azione, aprendo a una terza possibile categoria: la categoria del ‘potrei’. Delinea il tuo domani, dall’obiettivo più grandi a scalare verso tutti gli obiettivi intermedi che ti porteranno dive vuoi arrivare. Cosa ti ostacola? Cosa ti sprona? Cosa ti fa alzare ogni mattina? Visualizzalo e vai. Vai!
Spesso lasciamo spazio alla paura, che una volta entrata nella nostra mente si spande a macchia d’olio arrivando a paralizzarci: paura delle conseguenze, delle responsabilità, della ribellione altrui, del non essere all’altezza, dell’errore. Paura di noi stessi. Non possiamo lasciare che la paura guidi il nostro agire.
Quante cose vorremmo fare? Quante cose potremmo fare? Quante cose dovremmo fare?
Dai il giusto peso a ogni condizionale e incamminati. Se ti senti fermo, bloccato, in un circolo di procrastinazione che sembra non avere fine, fermati un attimo. Immagina il prolungamento di questo tuo procrastinare in un futuro a medio termine: nessun obiettivo delineato, e quindi raggiunto, cose lasciate a metà, giornate pigre e lunghissime, scelte compiute—quando le compi—passivamente. È questa la tua visione di futuro?
Non è necessario essere sempre nella nostra forma migliore, essere sempre sul pezzo, brillare, avere successo. Quello che è necessario è essere qui e ora, iniziando oggi ad agire per evitare di subire domani, trasformando i tuoi ‘potrei’ in realtà.